La bellezza è negli occhi di chi contempla

Scout: giovani “uomini e donne della Partenza”

Scout: giovani “uomini e donne della Partenza”

Quando ci siamo riuniti a riflettere sul passo riguardante la “Crisi dell’antropocentrismo moderno e le sue conseguenze”, dobbiamo ammettere che alcuni di noi si sono spaventati.

Effettivamente può parere che una riflessione fatta da alcuni ragazzi su un tema complicato come l’antropocentrismo sia un po’ un’esagerazione, che vi sia un po’ di supponenza. Però bisogna dire che dopo un paio di battute e una lettura approfondita, abbiamo sentito il tema molto più vicino di quanto ci aspettassimo.

Innanzitutto dobbiamo dire che non abbiamo un’idea negativa dell’antropocentrismo, a patto però che questo venga affiancato ad un concetto che a noi scout è molto caro, ossia il tema della “Responsabilità”. L’uomo si trova in una condizione di “gestione” della natura, ma questo non significa che la debba sfruttare per il proprio rendiconto personale, anzi, la deve custodire, deve prendersene cura.

Certo, noi scout siamo in una condizione privilegiata nel sentire questa responsabilità, visto che con la natura viviamo a stretto contatto, il che ci permette di amarla sino in fondo in ogni suo aspetto. È un atteggiamento che è ben diverso da quello che abbiamo percepito in alcune ideologie pseudo-ambientaliste che vedono nella situazione attuale una lotta tra l’uomo e la natura, nella quale è preferibile privilegiare la seconda.

Invece non è così, anzi, non bisogna scordare che l’uomo è parte del creato, e che per questa ragione va anch’esso custodito come parte della natura. Per questo ci è parso molto interessante e al contempo corretto l’inserimento in questo tema da parte di Papa Francesco di un paragrafo sull’aborto: infatti prendersi cura della natura non può significare una noncuranza o una secondarietà della vita umana, che al pari di qualsiasi altra forma di vita va protetta e custodita.

L’ultima parte su cui abbiamo riflettuto è come il metodo scout impronti ciascuno di noi ad uscire da una visione che più che “antropocentrica” definiremmo “egocentrica”, portandoci a responsabilizzarci progressivamente sempre più, fino a diventare “Uomini e donne della Partenza”, ossia persone che decidono di far proprio il valore del servizio per tutta la propria vita, e di portarlo avanti nel modo che ciascuno riterrà più opportuno.

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