La bellezza è negli occhi di chi contempla

Pasqua da contemplare

Pasqua da contemplare

L’opera scelta per questa Pasqua è un affresco contemporaneo, realizzato alla fine degli anni Novanta da Filippo Villa nella Cappella dedicata alla Vergine Maria all’interno della chiesa parrocchiale dei SS. Carlo e Luigi a Pontevecchio di Magenta.

Filippo Villa (1938-2018), discendente da una famiglia di artisti, è stato un poliedrico pittore, scultore, restauratore e mastro vetraio. Ha affrescato numerose chiese e diversi edifici pubblici, tra i quali spicca la Sala Civica del Comune di Buscate.
Le sue opere sono figurative e stilisticamente riconoscibili: presentano soggetti molto espressivi che si armonizzano con lo sfondo in una continuità cromatica vibrante.
Come nell’opera proposta, spesso effettua rappresentazioni pluriarticolate, che accompagnano l’osservatore in una narrazione dinamica di scene multi-prospettiche collegate tra loro da caleidoscopici sfondi colorati.

Nella cappella del Villa il dinamismo di tutti gli elementi guida sapientemente il nostro sguardo da una scena all’altra, rapportandosi in un continuum con le figure rappresentate: qui la lettura, che proseguirà spontaneamente in senso orario, ha inizio nella porzione in alto a destra con l’Annunciazione alla Vergine da parte dell’angelo Gabriele, figura eterea in leggere vesti movimentate che con i gesti espliciti porta a Maria il messaggio divino che tutti conosciamo. Scendendo con lo sguardo, guidato dalla posa inginocchiata della giovane, troviamo la Natività di Gesù, protetta dall’architettonico abbraccio di Giuseppe. Il gesto deciso del suo braccio destro ci fa oltrepassare a sinistra dell’edicola con altare, dove troviamo la Vergine ai piedi di suo Figlio in croce, perfettamente inserita nella limitata superficie affrescata; in una posa ancora inginocchiata, ritratta di profilo, Maria alza disperatamente le braccia tese e solleva anche il nostro sguardo al venerdì Santo.

L’artista porta anche noi accanto alla mamma di Gesù, realisticamente ai piedi di Cristo morente che ci parla con sguardo diretto.

Impossibile non soffermarci sui chiodi che trafiggono i suoi piedi e le sue mani, queste ultime rappresentate in posizioni simboliche: il numero tre della Trinità e l’indice rivolto al cielo, “sia la volontà del Padre”.
Dalle ferite dei chiodi non esce sangue, questo Gesù non sembra aver subito flagellazione. Il suo incarnato ci dice che è un Uomo sì morente, ma divino: emana luce che si propaga verso l’alto con fasci dorati simboleggianti il legame con il Padre.

La linea di forza predominante in questa porzione sinistra dell’affresco è la croce di Cristo, che si inserisce armonicamente nel dinamismo delle astratte geometrie del cielo divino che rivelano al nostro sguardo Gesù che sale in cielo, con braccia aperte e sguardo verso Dio: è la Resurrezione.

L’originale e vibrante tavolozza di Filippo Villa stimola i nostri occhi, narra alla nostra mente e arriva al nostro cuore per farlo gioire nella Pasqua del Signore!

 

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