La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Atanasio

s. Atanasio

Gv 12, 37-43

In quel tempo. Sebbene il Signore Gesù avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui, perché si compisse la parola detta dal profeta Isaia: «Signore, chi ha creduto alla nostra parola? E la forza del Signore, a chi è stata rivelata?». Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse: «Ha reso ciechi i loro occhi e duro il loro cuore, perché
non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore e non si convertano, e io li guarisca!».

 

Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui.

 

 

Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla sinagoga.
Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio.

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Del vangelo di Giovanni questo è l’ultimo incontro di Gesù con le folle, prima del commiato dai suoi discepoli nell’ultima Cena.
Parla ai Giudei che, nonostante le tante prove date della sua provenienza divina, ancora non credono, e chi in cuor suo potrebbe anche crederci viene frenato dal dichiararlo apertamente per il timore di essere scartato dagli altri e di non poter più occupare posti di prestigio nella sinagoga. “Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio”.

La vanagloria è uno dei sette peccati capitali e, a differenza degli altri, è un pensiero molto sottile, che si fa largo facilmente anche nell’uomo virtuoso, instillandogli il desiderio di aspirare alla fama umana e non a piacere a Dio.
Confesso che anche io in fondo probabilmente pecco un pochino di vanagloria anche in questo momento mentre sto scrivendo questo pensiero, perchè spero di fare bella figura nell’esporlo a chi lo legge.
“A prima vista i motivi che il nostro intelletto adduce sembrano ragionevoli, in fondo abbiamo tutti un compito apostolico. Possiamo persino giustificare il nostro comportamento facendo leva sulle parole di Gesù, quando dice che non dobbiamo mettere la fiaccola sotto il moggio” (Anselm Grun).

Per la concezione puramente umana la gloria è affermare il proprio ego di fronte agli altri, cercare consenso per non correre il rischio di essere messi da parte.
Per Dio la vera gloria è all’opposto: amare il prossimo e mettersi a suo servizio, senza voler emergere a tutti i costi.

E Gesù di lì a poco sarebbe andato incontro alla vera gloria: la gloria della Croce.

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