La bellezza è negli occhi di chi contempla

Le parole del Sinodo | Corresponsabilità

Le parole del Sinodo | Corresponsabilità

Corresponsabilità: coinvolti in una sfida seria e decisiva

Ringraziamo molto Ottavio Pirovano che in “Dal basso, insieme. 10 passi per una chiesa sinodale” (ed. InDialogo, 2021) ha spiegato in modo preciso, bello, vero la CORRESPONSABILITA’, la “nostra” 8° parola, talmente “nuova” che nemmeno il controllo ortografico la riconosce inizialmente!

 

Il punto di partenza è il senso di condivisione di qualcosa, e specificatamente dell’annuncio a tutti del Vangelo.

Non è un accessorio, la Chiesa, soprattutto quella di oggi dopo il Concilio Vaticano II, non può farne a meno; purtroppo le sue derive possono portare a “delega, subalternità, sudditanza”, soprattutto nella direzione dall’alto verso il basso – il movimento contrario che questi contributi vogliono risvegliare, nell’ottica del cammino sinodale intrapreso ormai da mesi dalla nostra Chiesa.

La corresponsabilità nasce dal riconoscimento del dono del medesimo Spirito: ogni battezzato che è nella Chiesa lo riceve, quindi ne è degno allo stesso modo. Equivale al riconoscimento non di un nostro ruolo o potere, ma del PRIMATO DELLO SPIRITO che ci anima. La conseguenza è che tutti nella Chiesa hanno il compito di portare il Vangelo, solo alcuni forse hanno il compito di richiamare tutti gli altri all’unica missione comune!

È chiaro, però, che occorrono persone “adulte nella fede” e nello “stile cristiano” per poterlo fare! Nessuno è perfetto e nessuno lo si senta, tutti hanno limiti ma anche doni particolari.

Mi chiedo, tuttavia, se nelle nostre comunità ci sono e quanti sono, le persone giovani o anziane “autorevoli e capaci di raccontare il Vangelo, ovvero testimoniare la relazione che gli ha cambiato la vita”… e non solo per il “ruolo” che ricoprono nella comunità…

 

È un terreno delicato, questo, credo che tutti vedano facilmente le ricadute nella propria comunità. Io mi chiedo: chi svolge un servizio è competente, credente, capace oppure è lì solo per tradizione, per “potere”, solo perché ha tanto tempo da mettere a disposizione..?? Viceversa: interessa avere solo qualcuno che dica di sì, abbia tempo, faccia “cose”, riempia buchi e dunque “persone da addestrare” oppure viene chiesto la presenza di laici formati e competenti?

 

Ma cos’è “formazione” e su cosa?

Ottavio la considera “ascolto profondo della vita e del Vangelo”, avere strumenti per discernere la realtà, imparare a farsi domande, avere uno stile di accoglienza, saper incarnare il Vangelo in un determinato contesto e momento storico di vita.

Dunque ogni cristiano adulto dovrebbe “tradurre il Vangelo” (incarnarlo) nelle determinate situazioni di vita, così singolarmente e come comunità risultiamo attrattive e “credibili” (come amava ripetere il beato Livatino, in questi giorni ricorre il primo anniversario della beatificazione!).

Essere corresponsabili, conclude Ottavio, è dono che genera gioia e sa infondere speranza, poiché significa far emergere il bene presente, aiuta chi “dice bene” del mondo in cui vive, riconoscendo i germi di Vangelo già presenti che chiedono solo di essere chiamati per nome, riconosciuti, diffusi, fatti conoscere, condivisi.

 

Da oggi mettiamoci tutti dalla parte di chi vuol ricercare il bene! Diventiamo tutti corresponsabili! Apriamoci alla condivisione umana per camminare insieme verso la salvezza! Questo compito ci attende! ce lo chiede il mondo di oggi.

 

Domande per riflettere:

  • Nella tua comunità ci sono dinamiche vere di corresponsabilità?
  • Come avvengono le decisioni? C’è qualcuno solo “esecutore”?
  • Quali passi verso una corresponsabilità sinodale?
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