La bellezza è negli occhi di chi contempla

Le parole del Sinodo | Comunione

Le parole del Sinodo | Comunione

Pluriformità nell’unità, da riscoprire e vivere

Ecco la terza parola legata al cammino sinodale, proposto da “Insieme, dal basso. Dieci passi per una chiesa sinodale” (ed InDialogo, 2021), approfondita da Valentina Soncini, curatrice inoltre dell’intera opera. Riproponiamo in sintesi la sua riflessione con l’aggiunta di qualche considerazione.

 

Questa parola -COMUNIONE- sembra desueta nel linguaggio laico ed essere centrale solo nel contesto religioso, magari limitandosi a ricordare la “Prima Comunione” o al massimo per chi si sposa la possibilità di “comunione dei beni”..

Credo personalmente sia, invece, centrale nel vissuto dei cristiani e di molte altre persone che hanno a cuore le proprie relazioni affettive vitali (coppia, genitoriali, amicali, comunitarie..).

Una prima evidenza: sappiamo bene tutti quanto la comunione possa esser rovinata da conflitti e litigi, tuttavia credo che non esista vera comunione senza confronto e dialogo. La prima tentazione, quindi, sarebbe evitare le discussioni per non generare tensione fra noi. Credo non ci sia nulla di più sbagliato!

Vivere in comunione non significa affatto avere la stessa idea o “andare d’amore e d’accordo” o seguire tutti la stessa linea, riferito in particolare ad una comunità, che sia familiare o ecclesiale… Eppure credo sia ancora l’implicita soluzione che molti identifichino, quando si pensa a come risolvere differenze di vedute in un gruppo: ci si adegua alla decisione di qualcuno. Si chiama “uniforimtà”.

Ricordo che il vescovo Scola nel suo episcopato milanese amava ripetere spesso questa indicazione di “pluriformità nell’unità”: l’ho sempre letta come suggerimento ad un atteggiamento di ascolto e conoscenza reciproca, valorizzazione delle differenze, partecipazione di ognuno tramite i propri carismi per la costruzione della comunità. È bene che non siamo tutti uguali, che non facciamo tutti le stesse cose, che abbiamo a cuore realtà differenti! Quanto è evidente questo in qualunque aspetto della vita di laici in cui siamo immersi: in azienda sul lavoro, in famiglia, nello sport di squadra….

E nella Chiesa?

Dove nasce la comunione? Come custodirla? Sono domande con cui Valentina ci stuzzica.

 

La Chiesa è comunione perchè segno visibile dell’amore trinitario! È testimone della sua unione a Cristo. Vive di relazioni fraterne, grazie appunto al fatto che in essa noi riceviamo in dono la vita da figli amati dal Signore.

Se nasce dalla Trinità, la Chiesa deve rendersi conto di non essere un segno di una realtà monolitica, ma della ricchezza della relazione di comunione!

Che ribaltamento di prospettiva!!

La realtà ecclesiale ha davvero diverse forme, sfaccettature, carismi, ruoli, funzioni… allora la Comunione è anche una sfida, un cammino appunto! È lasciarsi guidare dallo Spirito che suscita i diversi carismi e indica strade variegate… Torna l’immagine del poliedro e non del cerchio… (confronta l’articolo sulla seconda parola “Fraternità”).

Torniamo anche noi a gustare l’immagine della Chiesa “come corpo” in cui molte membra sono fondamentali per costruire l’unità con le loro differenze, senza che ognuno possa fare anarchicamente ciò che vuole, suggerisce ancora Valentina. Si può partire dall’ascolto e dal rispetto reciproco fra ordinati (vescovi, sacerdoti..) e laici a partire da tutti i livelli, diocesano e parrocchiale, fra Chiesa universale e locale: da qui parte l’esercizio sinodale di cammino comune! La comunione sia cammino in entrambe le direzioni: dal centro alla periferia, dal particolare all’universale.

 

Suggerimenti e domande:

  • Lettura del cap 2 (Siano una cosa sola) della Lettera pastorale di mons. Delpini (2021)
  • Quali sono le ragioni delle difficoltà pastorali per vivere lo stile della comunione?
  • Quali segni di novità lo Spirito suscita nel mio contesto ecclesiale o comunitario?
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