La bellezza è negli occhi di chi contempla

Una lettura formativa

Una lettura formativa

La lettura del brano biblico che mi avevano proposto al corso di “Scritti” mi apparve, all’inizio, poco coinvolgente.
Non coglievo nulla di accattivante; il testo si dipanava lento e, in alcune parti, risultava perfino noioso. Tuttavia quando ho deciso di intraprenderne una rilettura meditata che analizzasse, con pazienza e curiosità ogni parola, ho cominciato, passo dopo passo, a scoprire il senso del brano e come esso si calasse, a mo’ di fecondo riassunto, nel contesto generale del libro cogliendo l’essenza significativa e preziosa del suo messaggio.
Ho constatato la veridicità di ciò che mi aveva detto un amico insegnante: “leggere è sempre rileggere”, verissimo !!

Come improvvisa illuminazione, ho colto che l’autore mi veniva progressivamente incontro e mi si mostrava con tutta una dovizia di significati, annidati all’interno di ciascuna parola, tali da rendermi il suo pensiero meravigliosamente chiaro, immediato, stimolante.
Il brano parlava dell’uomo, delle sue straordinarie potenzialità espresse sia nella sua capacità manifatturiera di trasformare positivamente per il bene comune tutto ciò che la natura offre in dono, sia nella sua abilità di mettere in campo progetti commerciali in grado di creare sinergie per concorrere al miglioramento della vita della comunità.

Ma questo uomo – il testo sottolineava – nonostante tutte le sue doti si ritrova incapace di trovare Dio.
Non è in grado e non riesce ad avvicinarlo con il suo solo “fare” ed è incapace di “scovare” dove abita la Sapienza di Dio, fonte di tutto quello che esiste. La Sapienza di Dio: ciò che eccede di gran lunga il nostro essere creature e che vive là dove noi non possiamo né accedere né, tanto meno, conoscere.
Ma – questo è il grande suggerimento dello scritto – esiste comunque un modo di accedere a Dio.
Sta nel contemplarLo in ciò che di bello che ha creato, lodandoLo con la preghiera e accettando con totale fiducia l’imperscrutabilità del Suo mistero che tale rimane alla nostra ragione.

Non un fare quindi, ma anche e soprattutto un contemplare, nell’affidamento totale che nasce dalla Fede.

Ecco allora che è emersa dalla mia mente un’idea, basata su un processo di analogia.
Il testo mi aveva parlato in un certo modo, ora io potevo applicare i suoi suggerimenti anche alle mie riflessioni interiori; il brano mi aveva aperto cioè ad un metodo e questo metodo funzionava al di là del testo, oggi, nella mia vita personale.
Questo è uno dei grandi contributi della letteratura ispirata.
E’ l’idea era proprio questa: per arrivare all’intimo della nostra coscienza, lì dove albergano i sentimenti più profondi, non si può e non si deve fermarsi alle prime considerazioni o riflessioni, bisogna “scavarsi” dentro leggendosi e rileggendosi in feconda continuità: solo così ci si può avvicinare a ciò che di più vero vive in noi.

La rilettura del testo, e insisto rilettura incuriosita e meditata, mi aveva spronato ad una indagine più meticolosa, più attenta, ma anche capace di dirmi qualcosa che andava al di là della pura fattualità raccontata.
Mi aveva insegnato così a scoprire di più e, al tempo stesso, a farmi cosciente che una bella fetta di mistero rimane, comunque, nel nostro io e quindi estrapolando nel nostro vivere.

In una parola, bisogna riconoscersi esseri limitati e fragili, bisognosi, sempre e comunque.
Ciò tuttavia non è un impedimento, ma anzi è uno stimolo ad accettare serenamente l’idea che accanto al fare e al fare razionale (che ben venga !) esiste anche un’altra sfera dell’umano, non seconda in importanza, che intuisce come sia altrettanto necessario convivere con il mistero, con l’Oltre della nostra umanità.
Ciò non deve incutere alcuna frustrazione, alcuna paura di non essere in grado, perchè dobbiamo essere consci che esistono vari statuti del comprendere, che non appartengono tutti alla razionalità, ma per altro verso capaci di darci la “chiave” per accedere, almeno in parte, al mistero che è anche e soprattutto il mistero di Dio, il quale solo può cogliere l’intero senso del tutto.

Ah, dimenticavo: il testo era “Giobbe”, capitolo 28.
Leggetelo, è molto più bello di queste mie parole …….

Diego

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