La bellezza è negli occhi di chi contempla

Salomè con la testa del Battista

Salomè con la testa del Battista

Caravaggio, olio su tela, 1607, National Gallery Londra.

Se dovessimo scegliere un personaggio che abbia dedicato tutta la sua vita a tramandare e soprattutto a professare l’operato di Cristo, perché sceglieremmo proprio Giovanni Battista?
Egli è stato l’ultimo profeta e il primo uomo nel Nuovo Testamento che ha preannunciato la venuta del Messia, ha sempre cercato di convertire il popolo, si è sempre attenuto al suo compito di “sacerdote” rifiutando anche la possibilità di avere dei figli ed infine, egli ha dato la sua vita per la sua missione e per questo motivo è
venerato nella Chiesa come martire.
Come mai un uomo così magnanimo e puro d’animo ha dovuto subire una fine così tragica? Quante volte le persone più innocenti vengono condannate a causa dell’egoismo e dell’invidia altrui?

Questo è il caso di Giovanni Battista, come viene mostrato in questo dipinto. In particolare, la scena ritrae il momento in cui la giovane Salomè consegna al re Erode la testa del Battista come da lei espressamente richiesto.

Ci sono quattro personaggi, o meglio, quattro teste che aleggiano nel buio caravaggesco: Salomè a sinistra, un’anziana serva accanto alla giovane, il carnefice a destra e Giovanni Battista al centro.

Salomé sorregge il vassoio con la testa decapitata, ha gli occhi rivolti altrove: non guarda nessuno, il suo sguardo cade al di fuori del dipinto come per sottolineare il suo disgusto, ma al tempo stesso la consapevolezza di dover portare a termine ciò che sua madre, Erodiade, le ha chiesto anche se contro la sua volontà. Questo è messo in risalto dalle mani della giovane: esse non sono a contatto diretto con il metallo del vassoio incriminato, proprio per sottolineare il fatto di “non sporcarsi le mani” anche se in realtà è pienamente colpevole.

Quante volte per essere dei “bravi figli” si è combattuti tra assecondare la volontà dei propri genitori anche senza volerlo oppure ascoltare se stessi senza farsi proiettare la loro storia su di noi?
Erodiade è assente nel dipinto, tuttavia il buio della scena sembra evocare il suo fantasma nella anziana serva accanto a Salomè.

Questo personaggio non è nuovo nelle opere di Caravaggio, anzi accompagna molte dei suoi dipinti, ma perchè? Che cosa incarna? Qui, in particolare simboleggia compassione e spregio: ha le mani intrecciate quasi impietosite dalla scena e contemporaneamente quelle mani sono anche colpevoli, poiché hanno intimato alla figlia la decollazione.

A destra si trova il carnefice, ovvero l’esecutore materiale dell’azione: con la mano sinistra tiene ancora stretta la spada, mentre il braccio destro è teso in avanti che sorregge la testa esanime di Giovanni. Benché sia stato l’assassino, sul volto mostra la sua pena per indicare che forse anche lui, come Salomè, è stato costretto ad obbedire ai suoi superiori.

Questa simmetria, nel dipinto, è rappresentata dalla stessa inclinazione delle teste: si sono macchiati della stessa colpa e dello stesso peccato e così sono accumunati
dallo stesso ruolo, quello di carnefici.

In primo piano invece, compare la testa stremata del Battista, ormai senza vita, isolata dal corpo, rassegnata al suo destino. Questo tipo di rappresentazione è tipica delle opere di Caravaggio; infatti, diventa quasi un’ossessione dal momento in cui assiste in prima persona alla decapitazione di una giovane e ne rimane profondamente turbato.

Questo dipinto però dimostra come tutti i personaggi rappresentati, tranne Giovanni, antepongono la volontà altrui alla propria, scegliendo così un’altra via, non loro, lontana dal bene. E invece colui che ha scelto la strada giusta, colui che ha scelto di professare una fede seguendo i suoi desideri è stato ucciso per motivi futili; perciò, occorre vivere con dignità a testa alta.

Sofia Colnaghi

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