La bellezza è negli occhi di chi contempla

sabato della settimana della VI domenica dopo Pentecoste

sabato della settimana della VI domenica dopo Pentecoste

Giovanni 14,15-23
In quel tempo. Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce.

 

 

Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.

 

Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.

 

In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.

 

 

Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama.

 

Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

 

 

Gli disse Giuda, non l’Iscariota: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?”. Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.

Il tema dell’amore per Gesù è presente nei vangeli sinottici ma nel vangelo di Giovanni questo amore viene specificato in maniera molto approfondita in modo che il lettore eviti ogni possibile fraintendimento.

Come Gesù ha chiesto di credere in Dio e anche in lui, ha certamente chiesto di amare Dio e anche lui, ma a precise condizioni. Egli sottolinea che questo amore non si esaurisce in un anelito verso il divino senza che in esso sia contenuta la disponibilità ad essere conformi a ciò che Dio vuole, volontà di Dio manifestata nella sua parola, volontà da realizzare ogni giorno quale osservanza concreta ai suoi comandamenti.

Amare Gesù, e in lui Dio, significa non solo nutrirsi quindi di un amore di desiderio ma realizzare ciò che ci chiede, osservare il comandamento nuovo, cioè ultimo e definitivo, dell’amore reciproco: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati” (Gv. 13,34).

Egli ci ama senza esigere il contraccambio ma chiedendoci che il suo amore per noi si diffonda quale amore per gli altri, perché questa è la volontà del suo amore. Gesù ci chiede di essere coinvolti nella sua vita, con un amore preferenziale, al punto che i suoi comandi non siano per noi imposizioni o leggi ma siano realizzati nell’amore e nella gioia.

Ma per realizzare questo desiderio, non siamo soli ma accompagnati dalla presenza di un dono che riceviamo dal Padre, per intercessione di Gesù, un Paraclito, uno che sta accanto, un consolatore, un avvocato, che è verità ed energia vitale per ciascuno di noi e per la chiesa tutta. E’ il dono dello Spirito dell’amore che discende nel cuore del credente, dandogli la capacità di rispondere all’amore con l’amore.

Così commenta una comunità di monaci benedettini “…Urge questo Spirito per il nostro mondo dentro i suoi fallimenti, urge questo Spirito alla Chiesa bisognosa di rinnovamento, urge ai pastori perché siano testimoni di verità con la parola e con l’esempio, urge ai governanti perché diventino operatori di pace, urge alle famiglie affinchè attingano all’amore autentico, urge ad ogni credente in Cristo perché non abbia a mancare l’obiettivo
finale della propria esistenza”.

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