La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Onorato da Vercelli

s. Onorato da Vercelli

Matteo 16, 24-27
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

 

 

Perchè chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?

 

 

Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni”.

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Così commenta papa Francesco: “Mettersi alla sequela di Gesù significa prendere la propria croce – tutti l’abbiamo… – per accompagnarlo nel suo cammino, un cammino scomodo che non è quello del successo, della gloria passeggera, ma quello che conduce alla vera libertà, quello che ci libera dall’egoismo e dal peccato. Si tratta di operare un netto rifiuto di quella mentalità mondana che pone il proprio “io” e i propri interessi al centro dell’esistenza: questo non è ciò che Gesù vuole da noi! Invece, Gesù ci invita a perdere la propria vita per Lui, per il Vangelo, per riceverla rinnovata, realizzata e autentica”.

Tutt’altro che semplice vivere questo discepolato!

E’ un discepolato a caro prezzo che non ci rende esenti dalla prova e dalla sofferenza, discepolato che ci spinge ad essere dalla parte dei miti, dei poveri, dei perseguitati…Siamo cristiani autentici se non perdiamo mai di vista il crocefisso, perché la vera gloria di ogni cristiano sta nel prendere la propria croce e seguire il suo Signore nella passione, nella morte e nella resurrezione.

In questo passo di Vangelo, Gesù ci parla del vero significato che dobbiamo dare alla parola “vita”. La vita è innanzitutto non quella che uno cerca di conservare ad ogni costo, seguendo l’impulso a vivere anche senza o addirittura contro gli altri, in una logica di autoconservazione che non riconosce la dinamica del dono di sé a Dio e agli altri. Al contrario, si può addirittura spendere la vita fino a perderla nel darla e, in questo caso, la si ritrova nella potenza della resurrezione che Dio opera come parola ultima sulle nostre vite.

La vera vita non significa guadagnare il mondo, non si identifica con l’avere, con il possedere perché nessuno di noi può pagare a Dio la propria redenzione e salvare la propria vita…Perdere la propria vita per il Signore non è dunque un invito a disprezzare la vita ma a spenderla per amore.

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