La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Luigi M. Grignion da Montfort; s. Pietro Chanel

s. Luigi M. Grignion da Montfort; s. Pietro Chanel

Gv 7, 25-31

In quel tempo. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».

 

 

Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».

 

 

Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.

 

Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: «Il Cristo, quando verrà, compirà forse segni più grandi di quelli che ha fatto costui?».

#Messia #opinioni #volareALTO

All’inizio del brano si parla di “alcuni“, che guardano con perplessità a Gesù e alla sua predicazione.
Come si fa a pensare che il Messia sia uno che dai capi religiosi viene giudicato un bestemmiatore, che merita la condanna a morte?
Come può essere il Cristo uno che conosciamo fin da quando è nato, sappiamo in quale famiglia è cresciuto, è uno noto a tutti?
Molti” tra la folla, invece, assumono la posizione opposta: per loro i segni compiuti da Gesù contano di più del parere negativo dei capi e contano di più di tutte le obiezioni, generate dalle loro aspettative umane a proposito del Messia.

La domanda che possiamo farci è se ci riconosciamo nei molti o negli alcuni.
Lasciamo che l’opinione dominante nella nostra società, nella nostra cultura, nelle nostre frequentazioni, finisca con il contare molto di più del segno della Pasqua di Gesù, per cui ci troviamo a vivere una fede debole, incline a cedimenti e compromessi?
O consentiamo al Gesù Risorto di liberarci dalle delle nostre aspettative più immediate e urgenti, per volare alto, nell’orizzonte di Dio, che sa rendere possibile l’umanamente impossibile?

Preghiamo con le parole di Sant’ Agostino, perché anche noi possiamo giungere ad amare il Signore con tutta la nostra vita e rimanere nel suo Amore.

Tardi ti ho amato, o bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato! Ed ecco che tu eri dentro e io fuori, e lì ti cercavo.
Quando aderirò a te con tutto me stesso, non vi sarà più posto per il dolore e la fatica, e la mia vita sarà viva, tutta piena di te. È un fatto che tu sollevi chi riempi; e poiché io non sono ancora pieno di te, sono di peso a me stesso.
Ahimè! Abbi pietà di me, Signore. Le mie cattive tristezze contrastano con le gioie oneste, e non so da quale parte stia la vittoria. Ahimè! Abbi pietà di me, Signore! Ahimè!

Ecco, io non nascondo le mie ferite: tu sei il medico, io il malato; tu sei misericordioso, io misero. Chi vorrebbe molestie e difficoltà? Tu ci comandi di sopportarle, non di amarle. Nessuno ama quello che sopporta, anche se ama di sopportare; avviene che uno può godere di sopportare, ma tuttavia preferisce che non esista quello che deve sopportare. Nelle avversità desidero prosperità, nella prosperità temo le avversità. 
E allora ogni mia speranza è posta nella tua grande misericordia.
Sant’Agostino

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: