La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Giorgio; s. Adalberto

s. Giorgio; s. Adalberto

Gv 6,60-69

In quel tempo. Molti dei discepoli del Signore Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se
vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».

 

 

Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva:
«Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».

 

Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.

 

Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?».

 

Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

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Il verbo che ci accompagna fin dalla liturgia domenicale è il verbo ascoltare. Le pecore del capitolo 10 di Giovanni ascoltano il pastore e, grazie all’ascolto, hanno costruito con lui un legame così intimo, da essere “una cosa sola”. Ora, però, alcuni discepoli, dopo aver ascoltato, affermano che la parola di Gesù è troppo “dura”.

Da cosa sono scandalizzati? Qual è la pietra di inciampo dinnanzi a parole che sono spirito e vita?
Forse questi versetti di Giovanni rappresentano tutte le volte che ascoltiamo la Parola in modo superficiale, distaccato, senza che entri in noi in profondità per cambiarci l’esistenza. Si può ascoltare chi ci è accanto per cortesia, per educazione, oppure perché teniamo davvero a lui e vogliamo entrare in dialogo, perché sappiamo che la condivisione con il suo vissuto può modificare anche la nostra esistenza.

I discepoli, che ritengono le parole di Gesù troppo esigenti e decidono di allontanarsi per sempre, si sono fermati alla superficie, hanno ceduto alla difficoltà di mettere da parte le loro parole (sentimenti, emozioni, convinzioni …) per fare spazio alla Parola.
Pietro, invece, che ha cominciato a fidarsi e a muovere i suoi passi verso l’incontro vero con il Signore, ha intuito che, nel lungo peregrinare, la Parola di Gesù gli è meta, ma anche casa e “dimora” (“Signore, da chi andremo”, se non da te …?)
Ha capito che questa Parola, per quanto esigente, è Parola di vita eterna, senza la quale sarebbe smarrito e lo dimostrerà con il dono della vita sulla croce: la parola “dura” è, dunque, quella capace di forgiare un’esistenza piena, come fosse lo scalpello dello scultore che va a scavare il marmo … più scava e più la statua prende forma, senza snaturare le venature del marmo, che ha già in sé l’opera che è chiamato a diventare.

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