La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Elisabetta di Ungheria

s. Elisabetta di Ungheria

Matteo 9, 35-38

In quel tempo. Il Signore Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.

 

 

Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore.

 

 

Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

#aperturaEAccoglienza

 

 

Gesù percorre le città, va alla ricerca di ogni uomo per annunciargli la buona Notizia.
Il suo stile è apertura e accoglienza.

vedendo le folle“: è Gesù che guarda, il suo sguardo si posa su di noi.
Tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo”, recita il salmo 139.

Il suo vedere la folla diventa uno sguardo pieno di compassione.
Il termine in ebraico richiama le viscere, un’apertura che si sintonizza sulle ferite dell’altro come un balsamo.
Gesù mi insegna la compassione, ad accogliere i movimenti che sento nel cuore.
La compassione è un tema che ricorre spesso nel Vangelo, pensiamo al buon Samaritano (Lc 10, 30-37) , al miracolo del pane (Mc 6,30-44).

Il passo di oggi riprende immagine delle pecore senza Pastore: sono persone sfinite, senza una guida, un punto di riferimento.
Anche attorno a noi le persone aspettano di incontrare delle luci che orientino il cammino. Servono persone abitate dalla compassione.

Il primo impegno è la preghiera: pregare perché ci siano sempre di più persone che lavorino nelle sue messe.
Ogni vocazione nasce dalla preghiera.

Sento la responsabilità di essere un operaio lì dove il Signore mi ha posto?

Mi fermo e provo a fare mio lo sguardo del Signore sulla mia città. 

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: