La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Antonio Maria Claret; s. Luigi Guanella

s. Antonio Maria Claret; s. Luigi Guanella

Mc 10, 17-22

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?».

 

Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre».

 

Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».

 

Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».

 

 

Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

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In questo brano ci troviamo di fronte a un ragazzo che è cresciuto seguendo i comandamenti, che ha avuto la grazia di essere educato alla fede, ma che non ha trovato ancora la strada della pienezza.
Perché altrimenti chiederebbe come fare per la vita eterna? Non la sta costruendo già su questa terra, mediante l’adesione a Cristo? Perché altrimenti si sentirebbe mancare ancora di qualcosa?

Non sappiamo se segua i comandamenti in modo formale o se li abbia fatti suoi, se compia alcune azioni buone per senso del dovere o se ne sperimenti la bellezza … Sappiamo, però, che il giovane vuole di più. Mi piace immaginare gli manchi Qualcuno a cui affidare la propria vita.
Gesù è lì. Gesù lo guarda. Gesù lo ama. Gli offre di seguirlo per trovare pienezza.

Perché il giovane non riesce e preferisce andarsene triste? Perché anche per noi la sequela è così difficile?
Forse perché Gesù ci chiede di rinunciare a noi! Quando dice al giovane ricco di “vendere tutto ciò che ha”, sta chiedendo anche a noi non semplicemente di mettere da parte il superfluo, ma di capire nella nostra vita cosa è essenziale. È come se Gesù in ogni momento ci dicesse: lascia perdere i beni materiali, i tuoi preconcetti, alcune assurde ambizioni e vivi una vita di servizio con gli altri e per gli altri.
“Sequela” è “mettersi dietro” a Gesù e questo costa molta fatica.

In questa giornata dove la liturgia suggerisce di ricordare Don Luigi Guanella, che fece della sua vita un affidamento totale alla Provvidenza e all’aiuto degli
ultimi, vorrei suggerire di pregare con queste sue parole.
Chiediamo, seppur con una preghiera dal sapore un po’ antico, che il Signore ci aiuti nella sua sequela.

O Gesù mio, traetemi tutto a voi.
Traetemi con tutti gli affetti del cuor mio. Una fibbra sola del mio cuore se sapessi che
non palpita per voi vorrei strapparla a qualunque costo. Ma lo so che nol potrei senza
l’aiuto vostro. Traetemi, o Gesù mio, traetemi tutto. Lo so ben io: il mio cuore è
inquieto finché interamente non riposi accanto al Cuor vostro

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