La bellezza è negli occhi di chi contempla

Piccoli semi.. grandi frutti

Piccoli semi.. grandi frutti

Domenica scorsa sono tornato dopo due anni nella mia parrocchia di origine.
Non ci sono passato per caso come magari a molti capita dopo aver cambiato vita, spostandosi nemmeno poi così tanto dal luogo prezioso dove ha piantato le prime radici, oppure in maniera quasi semi- automatica, soprattutto dopo questi ultimi due anni complicati.
Sono passato perché ho ricevuto un invito: Gianluca ha finalmente trovato la sua giusta metà che da ora in avanti saprà riempirgli la vita ed ecco che allora ci teneva molto a salutare tutti i suoi amici della comunità dell’oratorio in cui è nato e cresciuto, dopo la S.Messa delle 10.

Gianluca l’ho visto mettere il suo primo piede in oratorio all’età di 7-8 anni; è più giovane di me di 6 anni e quindi io ero già adolescente quando arrivò, lanciato in pieno in quelle domeniche “del tempo ordinario” in cui vivevamo il nostro stare insieme a partire dalla S.Messa -sempre delle h.10-, fino alle 19, praticamente senza soluzione di continuità, sia fosse autunno con i primi freddi, sia in inverno che in primavera, quando la prima domenica del passaggio dall’ora solare all’ora legale, segnava la piena rinascita di noi ragazzi.

Ricordo ancora -con dolce malinconia- i profumi ed i colori di quel giorno! Era forse la domenica del tempo ordinario più bella che vivevo!
Gianluca è nato a Milano da famiglia di origini napoletane ed ha sempre avuto quel simpatico accento “intermedio” che non è mai stato né troppo spostato da una parte o dall’altra.
Se in questo aveva un grande equilibrio, negli anni ho capito che era uno “squilibrato” verso il Signore.
Non so descrivere brevemente come, ma ho sempre percepito da subito che avesse questa passione dentro. Non un fanciullo, un pre-adolescente e poi un adolescente pieno di tante parole o teoremi, quanto più di una fede “pratica”: una certezza trovarlo sempre in oratorio, sempre pronto a tuffarsi nel giocare con i ragazzi, a stare con loro, a dedicarsi a loro.
Questo ragazzino milapoletano ha sempre cercato di seguire quanto di grande ha dentro ed era impossibile non accorgersene.

Io avevo cominciato qualche anno prima della sua adolescenza ad allenare una delle tante squadre di calcio che avevamo all’oratorio: ero contento di avere questa responsabilità che avevo chiesto e che il don aveva accettato di affidarmi.
Le squadre dei piccoli erano sempre affidate a due “alleducatori”: si allenava sempre in due, in una forma che oggigiorno chiameremmo di “tutoring” ma che vivevamo già da molto tempo. (anche ai tempi di Gesù che inviava a 2 a 2!)

Quando il mio “secondo” dovette interrompere il cammino in quell’anno, non ebbi alcun dubbio a chiedere che fosse proprio Gianluca, che nel frattempo aveva raggiunto la minima età richiesta –il don non voleva sotto i 15 anni-, a stare al mio fianco.
Avevamo una squadra non fortissima sul campo, fatta di ragazzi disomogenei tra loro come spesso capita in altri contesti. Ricordo che stavamo attenti a scrutare durante l’oratorio feriale non tanto “i più forti”, ma quelli che ci piacevano di più, quelli per i quali eravamo convinti ci si potesse spendere davvero; a questi, in particolare, facevamo poi giungere i nostri inviti -a volte belli insistenti e pressanti- per unirsi al gruppo e a quell’entusiasmante cammino con noi, che ripartiva ogni settembre.

Noi di certo non eravamo in grado di insegnar loro a giocare al pallone ma ce l’abbiamo messa tutta per insegnare loro a stare con Gesù, a farsi travolgere da Lui, attraverso lo stare inizialmente insieme per il pallone e poi vivendo sempre più l’oratorio, gli incontri, i ritiri, i momenti belli ed anche quelli brutti; in un concetto, cercare di essere i loro compagni più grandi in quel cammino che partiva forse dal pallone, ma che poi aveva una meta ben diversa, ben più bella e centrale.

Gianluca è stato il compagno di cammino ideale in questo e sono grato a Dio di questo incontro, di questo disegno per me.
Quando mi sono sposato ed è stato il turno di salutare la mia comunità di origine, se da una parte ero tormentato da questo addio, dall’altra ho sempre vissuto quella serenità nel lasciare in buone mani la squadra, i ragazzi.

Anche l’altra domenica, Gianluca ha scelto ancora quel Centro da cui partire -la S.Messa delle h.10-; lo ha fatto con semplicità, come
in quelle domeniche “del tempo ordinario”, incontrando chi in quel momento era lì.
Tra quelli “che erano lì”, c’erano in particolare due dei nostri ex-ragazzi, oggi uomini di 33 e 34 anni.

Uno di loro, di turno al lavoro, si è fatto appositamente spostare di zona per esserci. Non era uno di quei ragazzi su cui solitamente, umanamente, tante volte “le comunità puntano”… ha avuto una storia anche difficile, perdendo quando era adolescente il papà, “trascinandosi” un po’ con la scuola fino faticosamente a finirla.
Il secondo, invece, che sta passando ora una situazione familiare non bella, che sta soffrendo per l’ennesimo progetto di vita familiare saltato. L’ho visto affaticato, ma contento di essere lì, a salutare Gianluca.

Ho scritto ad entrambi in questi giorni che è stato bello rivederli perché avevano lasciato da parte per un attimo ciò che più attanaglia tutti noi in questo periodo -le cose “da fare”- per privilegiare l’incontro.
Ho scritto loro che ero contento di sapere che, anche se per qualsiasi infinitesima parte, siamo stati forse facilitatori della loro crescita e che prestavo la voce di un Gianluca certamente contento per averli visti.

Tralascio qui le risposte che ho ricevuto da entrambi: dico solo che sono tornato a casa l’altra sera commosso e felice perché ho percepito davvero che i semi, i piccoli semini che chissà dove avevamo inconsapevolmente gettato io e Gianluca, forse che “ci erano caduti” in chissà quale posto o in chissà quale strada, siano così germogliati.
Forse a quell’epoca pensavamo che questi ragazzi fossero “l’asfalto più impermeabile del mondo”, “le rocce senza alcuna possibilità di attecchimento”; oggi ho la certezza che il Signore cura ciascuno di noi, seminatori e semini inconsapevoli a nostra volta, e fa davvero “germogliare i fiori tra le rocce”.

Questa cosa mi riempie di speranza, di certezza che una vita così vale la pena di essere vissuta fino in fondo, con Lui sempre al centro.

Domenica, dopo quella Messa delle h.10, mi sono accorto tardi che le ore di chiacchiere con i miei vecchi amici erano volate e che Gianluca mi era già sfuggito ché era già giunta l’ora di pranzo; l’ho chiamato al telefono, era da sua mamma, pronto a mangiare.
E’ sceso, abbiamo percorso il cortile di casa sua, mi ha accompagnato in quella che era la mia casa, ci siamo salutati con un abbraccio grande nel quale credo entrambi abbiamo percorso in un attimo tutta la vita di crescita che abbiamo fatto insieme, coi ragazzi del calcio, in oratorio in quelle domeniche ordinarie e nei giorni intensi dell’oratorio feriale, in cui entrambi “eravamo lì”.
Abbiamo pianto di gioia, domenica, in quell’abbraccio, ed è stato bello!

E’ giunto il momento vivere la vita che ti meriti Gianluca, in quel disegno che il Signore certamente ha creato per te dai tempi.
Certo, non più con la certezza di sapere che sarai ancora lì, a Milano, ma in una nuova vita, con i tuoi amici nel cuore e…. i semini sempre in tasca, da spargere dove ora sei chiamato a stare!

Fabio

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