La bellezza è negli occhi di chi contempla

Pace

Pace

Che cos’è la pace? E’:

Preghiera, cioè conversare con Dio e dirgli tutte le nostre preoccupazioni, i nostri lamenti. E’ preghiera che si fa pietà quando sullo schermo televisivo scorrono immagini agghiaccianti. E’ preghiera che si fa compassione nel vedere i bimbi al freddo e al gelo.

Allora le nostre richieste non saranno più svagate e fantasiose né avranno bisogno di formule abituali e collaudate. Diventerà sofferenza con chi è nel dolore e dolce abbandono della nostra anima vicina a chi soffre.

Audacia, cioè coraggio di chiedere perdono con piccoli gesti: un sorriso, una parola di scusa, un abbraccio. E’ la capacità di rompere l’involucro intrattabile dei nostri atteggiamenti e dei nostri fastidi quotidiani per estrarre la realtà preziosa del perdono. E’ fortezza d’animo che si nasconde speso nell’umiltà, nel silenzio, nella gentilezza di un dono.

E’ la riconciliazione che ha guidato Robert Schuman a chiedere perdono lui, cittadino di un paese vincitore, al nemico vinto. E’ la non violenza che ha praticato Gandhi per liberare il suo popolo dal colonialismo inglese. E’ il vigore con cui Martin Luter King ha chiesto ed ottenuto l’uguaglianza tra razze diverse. E’ la caparbietà con cui l’arcivescovo Tuthu si è battuto perché i neri avessero gli stessi diritti dei bianchi.

La pace è celata sotto umili atti quotidiani e svelata con atti eroici che passano alla storia.

Convivialità, cioè piacere di stare assieme con genti differenti per cultura, ascoltare i loro racconti, condividere storie dissimili, scambiarci idee magari con i gesti, accoglierli alla nostra tavola e invitarli ad assaporare gusti ed alimenti diversi. Partecipare, cioè, al convivio delle genti, segno della fraternità universale, mettendo al bando i rischi dell’omologazione culturale, della nostra cultura egemone, del “cannibalismo” culturale.

Cultura della pace tra tutti gli esseri umani, pace tra uomo e creato, pace tra uomo e biosfera sono necessarie per non produrre emigrazioni, ingiustizia sociale, dissidi, conflitti e guerre. La pace è relazione.

Esodo. Pace vuol dire uscire dal nostro gretto localismo per incontrare il vicino di casa che è emarginato perché è “diverso”. Vuol dire uscire dalle nostre chiese per incontrare chi non crede nel nostro Dio, ma è alla ricerca inconsapevole di ciò che lo trascende, vuol dire uscire dalle nostre sedi autoreferenziali.

La pace non è statica, non è solo assenza di guerra, essa si costruire uscendo dai nostri egoismi. Non è mai perfetta: posso essere in pace con l’altro, ma costui non esserlo con me. Allora non mi resta che attendere e sperare che l’altro realizzi la conversione del cuore. E rinnoverò la mia preghiera.

Edoardo

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