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News da Cop27: Il fondo “loss and damage”

News da Cop27: Il fondo “loss and damage”

Cos’è il fondo “loss and damage” e perché è importante?

La Cop27, ovvero la 27esima Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, si è tenuta dal 6 al 20 novembre a Sharm el-Sheikh in Egitto. Il vertice è caduto nel trentesimo anniversario dell’ istituzione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici, a cui hanno aderito da allora 197 Paesi, con l’obiettivo di costruire un campo ampio e coordinato di impegni per contrastare la crisi climatica.

La COP27 ha avuto un sapore agrodolce: da una parte tante delusioni, come la mancanza di accordi sull’ eliminazione dei combustibili fossili, dall’ altra qualche successo come l’ istituzione del fondo loss and damage.

Dopo decenni di richieste, le nazioni più in difficoltà e meno responsabili dei cambiamenti climatici, hanno finalmente ottenuto una promessa. Nella notte tra sabato 19 e domenica 20 novembre – “ai tempi supplementari”, come definito da Ong e attivisti- è stato adottato un documento che istituisce il meccanismo di loss and damage, cioè un fondo per risarcire le perdite e i danni subiti dai MAPA (Most Affected People and Areas) a causa delle crisi climatica.
Alla chiusura del negoziato, però, non è ancora ben chiaro chi dovrà erogare i fondi, in che modo, chi li dovrà gestire, quanti soldi verranno dati e chi potrà riceverli. Un apposito Comitato di Transizione composto da 24 membri, 14 dei quali dei Paesi del sud del mondo, avrà il compito di definire un’apposita tassonomia di loss and damage, affinché il fondo possa essere operativo entro la Cop28 che si terrà a Dubai nell’inverno 2023. Al momento, dunque, non ci sono ancora certezze su come funzionerà il fondo, ma si è fatta una stima dei danni che dovrebbero essere risarciti; un report stilato da 55 nazioni vulnerabili li quantifica in 525 miliardi di dollari negli ultimi due decenni, cioè il 20 per cento del loro prodotto interno lordo (PIL) cumulativo.

La domanda che potrebbe sorgere spontanea è: “se l’aumento della temperatura media avviene su scala globale, perché alcuni paesi dovrebbero risarcirne altri?”. Rispondere è molto semplice: i dati scientifici dimostrano che non c’è equilibrio tra chi è storicamente responsabile dell’elevata concentrazione di gas serra in atmosfera- quindi della crisi climatica- e chi è più vulnerabile ai suoi effetti catastrofici.

La questione davvero complicata per la quale è difficile trovare una risposta è chi dovrà finanziare il fondo. Mia Mottley, prima ministra di Barbados, ha chiesto, per esempio, di mettere le compagnie petrolifere di fronte alle proprie responsabilità e quindi di imporre anche a loro di pagare i danni commessi tramite il fondo recentemente istituito.

“Com’è possibile che le aziende che hanno registrato profitti per 200 miliardi di dollari nell’arco degli ultimi tre mesi non si aspettino di contribuire a un fondo per perdite e danni almeno con 10 centesimi per ogni dollaro di profitto?”, ha affermato durante il suo discorso alla Cop27.

Infine, una volta definiti i soggetti che dovranno erogare i fondi – e questo sarà sicuramente complesso- e quelli che li dovranno ricevere, bisognerà anche costruire un organismo di gestione che definisca nel concreto quando e in che forma effettuare i pagamenti. Una possibilità che è stata discussa e sostenuta anche dal governo italiano è quella di costruire una sorta di fondo assicurativo.
Nonostante i numerosi punti interrogativi che ci sono su questo fondo e la sua gestione, sicuramente possiamo affermare che è un passo molto importante e determinante perché riconosce l’importanza della giustizia climatica e le ineguaglianze portate dai cambiamenti climatici, visto che i Paesi più colpiti sono quelli che hanno meno responsabilità nell’averli causati.

Il fondo loss and damage cerca di ridurre questo gap e la sua istituzione è quindi un messaggio estremamente positivo perché indica che i MEDCs (More Economically Developed Countries) hanno finalmente ascoltato le richieste dei LEDCs (Less economically developed countries) e dei MAPAs (Most Affected People and Areas).

Gaia Sironi

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