La bellezza è negli occhi di chi contempla

Le parole del Sinodo | il volto del cristiano

Le parole del Sinodo | il volto del cristiano

Per uno stile di presenza

Nella 10° e ultima tappa del nostro percorso, Gaia De Vecchi ci aiuta a ripercorrerlo, suggerendoci due esercizi per verificare il nostro stile sinodale, recuperando il contenuto della proposta di “Dal basso, insieme. 10 passi per una chiesa sinodale” (ed. InDialogo, 2021)

Ripasso: Sin-odo= cammino insieme. Dovremmo aver capito che il Primo con cui percorriamo questo cammino è lo Spirito: il primo “CON” (“sin” in greco è preposizione di compagnia) è suo!

Allora ci suggerisce con un primo esercizio di collegare i Suoi doni con le parole significative, analizzate nelle nostre tappe, iniziate a gennaio…

Sapienza si collega con ASCOLTO: se sapienza è dare gusto alla vita, occorre la giusta attenzione verso chi hai davanti, a fianco a te, per andare in profondità e scorgere “il piccolo”, i particolari, per scoprire il buono di cui l’altro è portatore.

Intelletto serve per vivere la CORRESPONSABILITA’: “leggere dentro le cose” e non fermarsi alla superficie; è la precondizione per assumersi il compito di camminare insieme.

Consiglio va di pari passo con DISCERNIMENTO: diventare buoni consiglieri, anche nelle nostre comunità, dare buoni suggerimenti e essere pronti ad accettarli, per migliorare, crescere, camminare.

Fortezza che è affrontare con coraggio e perseveranza le difficoltà della vita, continuando a scegliere il bene, serve molto per la TRASFORMAZIONE MISSIONARIA delle nostre realtà ecclesiali e non fermarsi alla corrente comune del “si è sempre fatto così”.

Scienza -che non è tanto “sapere tutto”, quanto “vedere le cose come le vede Dio”- ci porta a lasciare la logica dei numeri, delle cause-effetto, del dimostrabile oggettivo, per passare alla logica del dono e dell’amore come forma più alta di conoscenza e relazione vera. Accompagna la profezia e permette la PARTECIPAZIONE del POPOLO di Dio. Il “sensus fidei” appartiene anche al popolo dei credenti, non è possesso solo dei preti o teologi..

Pietà la colleghiamo a FRANCHEZZA, perché il poter dire con sincerità va accompagnato con il rispetto e l’attenzione verso chi abbiamo di fronte; misericordia verso tutti.

Timor di Dio è fondamentale per COMUNIONE e FRATERNITA’: se amiamo Dio (questo è il “timore”, non la paura), il nostro cuore si allarga al prossimo, al fratello, alla comunità, e ci fa comprendere che l’altro non è secondario nel mio cammino, ma è un elemento costitutivo della fede cristiana. Non si ama Dio senza amare il volto concreto del fratello.

 

Il secondo esercizio per verificare il nostro stile sinodale chiama in causa i nostri sensi corporei, secondo una logica dell’Incarnazione.

Il tatto è il senso che a partire dalla nostra pelle è “confine” aperto verso l’altro: mette in comunicazione l’esteriore e l’interiore. Può essere lo strumento contro l’individualismo, che ci fa bastare e chiudere in noi stessi; tatto è strumento di apertura!

Il gusto implica che già qualcosa è entrato dentro di noi e ne vogliamo il sapore, ma richiede tempo, lentezza, contatto profondo. È un suggerimento contro la fretta, la superficialità nelle relazioni anche comunitarie e verso tutti, contro l’attivismo del fare tante cose belle, ma senza fermarsi a capirne il perché.

L’olfatto è il senso che più attiva la memoria. Allora è antidoto all’illusione del “presente ad ogni costo”, che elimina la storia, il racconto e anche antidoto alla ricerca dell’emotività pura senza riflettere sull’esperienza vissuta.

L’udito è capacità di ascolto. La Chiesa spesso dice parole senza prima aver ascoltato chi ha di fronte a sé. Ascoltare è disponibilità e apertura verso l’altro, antidoto all’autosufficienza e autoreferenzialità., due mali spesso richiamati da papa Francesco

La vista è il senso più sfruttato, forse. Occorre però uno sguardo purificato, riconoscente, fine per contemplare e aprirsi alla meraviglia. Il nostro sguardo dovrebbe essere orientato a Dio e al suo Bene. Dovremmo imparare uno sguardo profetico, dovrebbe distoglierci dall’illusione di essere in grado di salvarci da soli, ma decidere di camminare insieme!

 

Ora l’invito è per ciascuno di noi a mettersi con decisione sulla Via del Vangelo e della Chiesa insieme a tutti gli uomini e donne di buona volontà che incontriamo e con cui condividiamo la vita. Essere testimoni che la fede condivisa è bella -anche se talvolta faticosa- ed essere costruttori di percorsi sinodali nelle comunità civili ed ecclesiali che abitiamo!

Bella la sfida? Non la giochiamo da soli! 

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