La bellezza è negli occhi di chi contempla

Le parole del Sinodo | Fraternità

Le parole del Sinodo | Fraternità

 

Ecco il secondo contributo, ovvero il secondo passo del nostro cammino sinodale!

 

“ESSERE CHIESA NEL MONDO CHE ANNUNCIA IL VANGELO AD OGNI CREATURA”: fraternità

Si tratta di una parola che oggi sembra tornata al centro della nostra attenzione. In realtà forse si parla più di socialità, in effetti. E qui mi sorge subito una domanda, in parte simile alle provocazioni iniziali che troviamo nel testo di don Cristiano Passoni in “Dal basso, insieme. 10 passi per una chiesa sinodale” (ed. InDialogo, 2021)

     Stare insieme, condividere esperienze di qualunque tipo, è sufficiente per formare una comunità di fratelli e sorelle?

Don Cristiano irrompe nella discussione, dicendo subito che a differenza di uguaglianza e libertà, fraternità non è un diritto, ma un desiderio e un riconoscimento: riconoscere ciò che si è, la propria identità e contemporaneamente un’aspirazione a vivere sempre più da fratelli.

     Altra domanda provocatoria che pongo a me e voi tutti: desideriamo davvero vivere così, da fratelli??? o stiamo comodi chiusi nel nostro piccolo mondo?

“La fraternità non si impone, non va per nulla da sé”, constata don Cristiano, ma credo ciascuno di noi lo possa confermare nella sua esperienza. Talvolta non è scontata nemmeno tra legami di famiglia, per non parlare degli episodi biblici che vedono protagonisti coppie di fratelli, basti pensare Esaù e Giacobbe o Giuseppe e i suoi fratelli, senza scomodare in effetti gli “originari” Caino e Abele…

Vivere da fratelli costa fatica, ma a che fare con la nostra felicità. In positivo, quando troviamo un amico che scalda il cuore, non diciamo forse “sei come un fratello per me?”. In noi abita questa “aspirazione che indica un Oltre, un legame più profondo” (cit pag.30-31). Per questo non si impone tramite una legge, anzi se così fosse, diventerebbe puro formalismo, facciata, falsità.

 

Se la fraternità è tornata al cuore del nostro tempo, forse, è anche merito di papa Francesco e della sua enciclica “Fratelli Tutti” (FT).

   Ma cosa vuol dire oggi fraternità nella Chiesa?

Nella riflessione di don Cristiano trovo una soglia, una immagine, una pratica.

La soglia per entrare nella fraternità è costituita dalla SANTITA’: vivere così è la formula per vivere il Vangelo, scoperta in modo straordinario da S. Francesco d’Assisi (cui papa Francesco chiaramente si rifa, anche all’inizio dell’enciclica), che si rivolgeva a tutti chiamandoli e amandoli da fratelli e sorelle, perfino quel primo uomo lebbroso da cui si è lasciato abbracciare e trasformare il cuore. (in questa ottica inizio a comprendere vagamente la riformulazione di alcune preghiere all’interno della liturgia! preghiamo non restino pure formule “nuove” alla moda)

                Fino a che punto è arrivata la sua umanità! E la nostra? Consideriamo “fratello” almeno quello che ci vive accanto nella via del paese, colui col quale condividiamo la vita in famiglia, quella che siede vicino sulla panca in chiesa, oggi rigorosamente ancora a distanza di 1mt per la sicurezza? Riconosco l’altro come dono, posto sulla mia via dal Padre buono?

L’immagine è quella del POLIEDRO, non del cerchio che pur nella sua perfezione sa di qualcosa di statico e uguale. La fraternità porta ad accogliere la diversità come ricchezza, non annulla la specificità, ma riconosce il meglio di ciascuno. “La pluriformità nell’unità” diceva anni fa l’allora vescovo Scola, scriveva qualche millennio prima san Paolo ricordando i diversi carismi nella comunità cristiana, come le parti di un unico corpo.

La pratica è ciò che serve davvero per costruire una vita fraterna: relazioni vissute sulla base di una “FRATERNITA’ MISTICA O CONTEMPLATIVA”, per usare le parole del Papa nell’Evangelii Gaudium n.8, quella che oggi un po’ ci manca davvero: “vivere insieme, mescolarci, incontrarci, prenderci in braccio, appoggiarci, partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in vera esperienza di fraternità, carovana solidale, santo pellegrinaggio” (EG 87)

RICONOSCERSI FRATELLI E SORELLE non è un optional nella Chiesa ma è il modo profondo di guardarsi l’un l’altro nella Chiesa e nel mondo!

 

Domande lasciate per approfondire, personalmente o in gruppo:

  • Com’è la QUALITA’ delle relazioni che viviamo nei contesti ecclesiali?
  • Quali sono gli aspetti DA CURARE perché ci convertiamo alla fraternità, condizione per esprimere la sinodalità?
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