La bellezza è negli occhi di chi contempla

La felicità è vera se condivisa

La felicità è vera se condivisa

La Buona parola di oggi è Beatitudine: cosa c’entra con la nostra vita, con la MIA vita?

Per prima cosa, forse la più banale, ma sono Beata perché sono viva! Per dono ho ricevuto un giorno in più da vivere!

Penso subito a Pier Giorgio Frassati, super PG – come lo chiamo io- la cui festa ricorre il 4 Luglio, la cui salma ho avuto la possibilità di vedere prima che la portassero in pellegrinaggio per la GMG di Cracovia nel luglio 2016.

Giovane di AC, che si è dedicato agli altri, nella sua giovane e intensa vita da 25enne, ai poveri e ai bisognosi della sua Torino di inizio ‘900, facendo parte della S. Vincenzo, impegnandosi negli studi per diventare ingegnere, amando la montagna che scalava con i suoi amici della Compagnia dei Tipi Loschi.

Il suo motto – che provo ogni tanto a fare mio- è “verso l’Alto!”, perché credo fosse uno che non si accontentava di cose mediocri, ha vissuto una vita a colori e non da fotocopia in B/N, non ha trattenuto per sé la capacità ricevute.

La Beatitudine è un dono, o meglio, è saper riconoscere come Dono ciò che si ha e capire che non è da tenere gelosamente per sé ma è a sua volta da condividere, donandolo agli altri. È dunque un cammino, una sfida l’essere beati, non un traguardo, non un merito, né una conquista.

Devo imparare, tuttavia, che puntare in alto non è raggiungere la vetta o la perfezione, non è avere TUTTO quello che si vuole: diventa impossibile! Nessuno è perfetto, se non uno solo che è il Padre. E non ci ha fatti per essere perfetti, ma felici! Puntare in alto è, però, non accontentarsi, ma spendersi per arrivare a gustare una vita bella, consapevoli di poter attraversare fatiche e difficoltà.

Ecco la vera beatitudine per me è non confondere felicità con assenza di problemi o pensare che “andrà tutto sempre bene” (mi tornano alla mente i lenzuoli sulle balconate del primo lockdown di marzo 2020), ma trovare in qualche modo una certa serenità nelle tempeste della vita, perché certi di non essere SOLI ad attraversarle. Il riferimento è davvero alle beatitudini evangeliche, che nessuno di noi avrebbe scritto in quel modo! (beati i misericordiosi, puri di cuore, perseguitati, …) altro che! Non ci avremmo ben messo: “beato chi ha un sacco di soldi, può fare quello che vuole, dormire fino a tardi, godersi una vita in piscina, avere a disposizione tutti per sé” etc.

Ma di fronte al “caso serio della vita” non penso che questo elenco di cose ci renda davvero beati… Per questo beatitudine è condivisione, per me!

Sono beata quando in qualche modo so di aver contribuito un pezzettino alla felicità di chi ho accanto. Da soli non si può essere felici e nemmeno se accompagnati da “quelli come te sempre dalla tua parte” che ti dicono sempre sì o da cui ricevi sempre conferme di approvazione: essere beati è riconoscere il bello dell’altro nel suo essere diverso da me che mi provoca e mi stimola; è poter imparare qualcosa di nuovo da chi ha un pensiero diverso, è apertura, trascendenza.

Perchè per me Beato è chi riconosce di essere unito da Qualcuno che è Padre di tutti., scopre di essere parte di una grande famiglia: ci si riconosce dallo sguardo anche se non ci si è mai visti prima, come mi è successo domenica..

Sono beata quando riconosco il mio limite e smette di essere un problema, quando lo accetto e non lo faccio diventare motivo di ripiegamento su di me o chiusura verso l’altro, quando mi confronto con le mie difficoltà e sono disposta a cambiare, accettando quello che per me può essere un difetto dell’altro che ho davanti.

Sono beata quando riesco a dare il meglio di me ed essere apprezzata, ma soprattutto quando accetto il fatto che non posso essere a tutti simpatica o congeniale, che non tutti condividano il mio pensiero, quando rispetto e voglio bene all’altro anche se ha fatto una scelta diversa dalla mia.

E sono beata se penso, per esempio, alle parole in positivo ricevute nelle scorse settimane da alcuni miei (e non miei!) studenti, qualcuno che abbracciandomi mi dice che mi vuole bene, alle persone con cui per carattere non mi trovo oppure a chi ha uno stile di confronto che si allontana dai miei gusti ma verso le quali riconosco un bene.

Sono davvero beata quando so di VOLER BENE nonostante o proprio nella DIFFERENZA: il massimo è voler bene ad un romanista (ridendo e scherzando! e chi ha visto la foto mi ha detto: “sei il ritratto della felicitò“)

Ora ho in mente volti, amici, studenti appena maturati ed ex studenti che sento ancora, persone semplici, alcune anziane ammalate e in difficoltà, i ragazzi dell’ACR del campo a santa Caterina, persone appena conosciute oppure nella mia vita da anni, amiche storiche, fratelli e sorelle di AC, persone a cui voglio un mondo di bene per le quali prego e desidero la felicità…. che possiamo essere felici INSIEME! Che il Signore dall’Alto nella compagnia di tipi santi e loschi ci conceda questa Grazia!

Auguri di beatitudine a voi tutti!

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