La bellezza è negli occhi di chi contempla

Il primo presepe

Il primo presepe

Giotto (?)

Il presepe di Greccio

Basilica Superiore di Assisi

1295 – 1299

Per noi uomini e donne del XXI secolo l’ambientazione di questa scena, affrescata nella Basilica Superiore di Assisi, ci risulta di difficile comprensione: non siamo più abituati a vedere il tramezzo – nel dipinto è quel muro grigio con l’apertura nel centro da cui spuntano le donne – elemento architettonico tipicamente medievale e abolito dal Concilio di Trento, che aveva la funzione di dividere la chiesa in due spazi liturgici distinti, separando la parte presbiteriale dal resto della navata dedicata ai laici. Che siamo in un “retro” riservato ai sacerdoti lo capiamo dai dettagli: del crocifisso vediamo l’intelaiatura e non la parte dipinta e la scala sulla sinistra è ovviamente riservata al prelato per salire sull’ambone a predicare.

Questo episodio, davvero accaduto, in realtà non avvenne nello spazio di una chiesa, ma in una grotta nei pressi di Greccio (Rieti), proprio perché Francesco, in quel Natale del 1223, ispirato dal suo viaggio in Terra Santa, decise, per la prima volta nella storia, di mettere in scena la natività allestendo una mangiatoia (praesepium in latino) con tanto di paglia, bue e asinello. Secondo la Legenda maior, mentre Francesco predicava la “nascita del Re povero”, nella mangiatoia apparve un bambino in carne e ossa: il dipinto rappresenta proprio il santo mentre prende in braccio l’infante.

Guardiamo ora i presenti: abbiamo già notato le donne che, curiose, si affacciano senza varcare la soglia del tramezzo (ai tempi era proibito per loro stare nel presbiterio) per capire cosa è accaduto; gli uomini, stupiti e increduli, hanno lo sguardo rivolto verso il miracolo. E i monaci? Più in alto rispetto agli altri perché in piedi sugli stalli del coro, si rivolgono al reggilibro al centro per cantare con enfasi, accompagnando la celebrazione con la loro musica: il tutto caratterizzato da un forte realismo, elemento davvero innovativo per l’epoca, che contraddistingue sia i personaggi che gli spazi architettonici.

Discendenti dei personaggi degli affreschi di Assisi, anche noi, mentre prepariamo il presepe con – non a caso – bue, asinello e mangiatoia, ricordiamoci che siamo portatori di una tradizione, nata in una fredda notte di quasi 800 anni per volere di San Francesco, per celebrare con partecipazione l’avvento di Cristo tra gli uomini.

Arianna Mascetti

 

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