La bellezza è negli occhi di chi contempla

Il monaco in riva al mare

Il monaco in riva al mare

Caspar David Friedrich

Monaco in riva al mare

1808-1810

Alte Nationalgalerie

Non è facile scegliere un’opera per questa Quaresima. Già è un tempo ricco di episodi evangelici assai rappresentati nella storia dell’arte: Cristo nel deserto, la Samaritana al pozzo, la resurrezione di Lazzaro. In aggiunta, viviamo un momento storico molto denso. È utile trovare nell’arte uno spunto di riflessione sulle conseguenze materiali, fisiche e psicologiche di due anni di pandemia? Oppure sul senso della pace in un tempo di guerra? Oppure sull’importanza della cura del creato per proteggerlo dai cambiamenti climatici in corso?

Ci sarebbe del materiale per ogni tema. Tuttavia, un’immagine mi si è presentata limpida nella memoria: un paesaggio marino, sotto a un cielo grigio in cui si agitano nuvole. E in primo piano, piccolissima di fronte a questa vastità, una figura umana, probabilmente un monaco, ritto sulla riva, che ci dà le spalle e osserva questo spettacolo della natura.

L’opera è dell’artista tedesco Caspar David Friedrich, uno dei principali pittori del romanticismo europeo, capace di dare corpo e forma alla poetica del sublime e dell’infinito, tanto cara alla sensibilità del primo Ottocento. Essa è conservata nell’Alte Nationalgalerie di Berlino: visitare la stanza a lui dedicata è quasi un’esperienza mistica.

Anche in questo caso, come in molte altre sue opere, il paesaggio è protagonista, ma non si tratta di un’immagine “didascalica”, che illustra precisamente un luogo. È invece una rappresentazione degli elementi naturali più essenziali: il mare, il cielo, le nuvole. Questa natura così scarna, ma potente, fa da cassa di risonanza all’animo umano.

Nella vastità d’aria e d’acqua sembra perdersi la figura del monaco. Egli potrebbe essere portatore di un sentimento di angoscia e smarrimento di fronte alla natura, così sovrastante e sconfinata. Ma può anche essere affascinato da questa visione e sentirsi parte di essa: i colori del suo abito si confondono quasi con quelli del mare, il suo capo chiaro sembra essere un’altra piccola increspatura tra le altre onde del mare.

Questa ambivalenza crea quella tensione che rende i suoi dipinti così magnetici, che esprimono bene una forte tensione religiosa, sempre presente, tra finito e infinito. Tra la nostra limitatezza di uomini, l’infinitezza di Dio e la meraviglia della sua creazione.

E anche in questa Quaresima 2022 che si apre in un tempo di tensioni, pensiamo al monaco di Friedrich. Che sta lì in mezzo, da solo, ma è presente. Contempla nel silenzio. Sente e si sente parte del tutto. Dunque restiamo saldi, guardiamo avanti, anche su un terreno mobile come la sabbia, anche sotto un cielo che minaccia tempesta. Con speranza, nonostante tutto.

Ilaria

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