La bellezza è negli occhi di chi contempla

I covoni

I covoni

Capita, poi, che poco prima di Natale, in un modo del tutto inaspettato e nemmeno troppo organizzato, mi incontro con una cara amica speciale per un pranzo durante la pausa-lavoro.
Lei è insegnante e quindi abbastanza libera da impegni – è il primo giorno di vacanza di fatto- ma brava a “complicarsi” un po’ l’agenda dei suoi incontri.
L’ammiro in questo: la sua agenda non è piena di cose da fare, ma di incontri da vivere!

Ci raccontiamo un po’ la vita di questi periodi in una trattoria, nemmeno poi così troppo elegante (ma mi piace questo ambiente familiare che bada al sodo, perchè è lì che si fanno gli incontri veri; sono convinto non in quegli eventi “tutti mostrine e palletes” dove sì incontriamo persone, ma distratti più dall’organizzazione sempre bella e perfetta che vivere attenti la qualità degli incontri): condividiamo gioie e fatiche, molte certo in questo periodo che ci sta mettendo tutti alla prova.
 
Viene fuori – e percepisco- in particolare la fatica che lei mi dice dell’accorgersi di dare sempre molto e, spesso, raccogliere proprio poco.
Finito il nostro incontro, ci salutiamo come se ci vedessimo tutti i giorni -in realtà, non manca mai un bel saluto e un cenno di attenzione quotidiano nel corso dell’anno-, e vado via contento di questo incontro, ma un po’ anche no.

Da un certo punto di vista, mi dispiace proprio che viva questa fatica personale, ma dall’altro punto di vista sono contento perchè sempre siamo entrambi convinti -e proviamo a dircelo spesso- che sia la Speranza a guidarci, soprattutto ora, unita -per quanto possiamo umanamente- allo sforzo di allenarci a cercare, trovare, scorgere e soprattutto condividere le cose e le notizie belle, magari affogate nel marasma di quanto viviamo e sentiamo.


Così, anche un lutto di una sua amica giovane, mancata proprio il giorno dopo il nostro incontro -la vigilia di Natale (penso al dolore immenso della sua famiglia)- e in questi giorni del papà di un’altra sua amica, ci hanno portato “paradossalmente” a condividere che quando sarà il nostro turno vorremmo fosse davvero una festa, dove tutti saranno contenti di salutarci un’ultima volta che correremo tra le braccia dell’Eterno.

Anche nel punto più buio, teorico magari ora, mi piace che cominciamo a condividere di sforzarci ad allenarci a pensare che sarà così, per arrivare davvero in quel momento preparati per cercare di viverlo con “gioia“: è certamente una cosa lontana ora -spero- ma così come “un buon giocatore ha bisogno di allenamento”, anche noi, penso, “abbiamo bisogno di allenare la Speranza“, cercando -sempre ed ancora- le cose belle.

Mi piace incontrare questa amicizia speciale, donatami 20 anni fa (e, se ci penso, davvero sembra ieri!) durante una Giornata Mondiale della Gioventù, alla quale partecipai da solo, senza legarmi ad alcun gruppo per lasciare che la Provvidenza lavorasse pienamente, e custodita e coltivata in questi 4 lustri, anche con le fisiologiche pause dei nostri impegni personali.
Mi piace che, nonostante tutto, ci sforziamo di cercare il bello che c’è.


Ecco, uno “sforzarci” che davvero non intendo solo dal punto di vista dello sforzo personale, ma più nella sua declinazione “facciamoci forza” l’uno con l’altro, in fraternità: “laddove non ce la fai, sai che ci sono sempre” -anche per una cosa che agli occhi di molti potrebbe essere infinitesimale- e viceversa: che bella questa fraternità, che dono grande da riconoscere come tesoro da custodire, coltivare ma anche da condividere!

In questi giorni in cui abbiamo appena celebrato l’Epifania del Signore, quale segno “ufficiale” di condivisione della condizione di Dio-con-noi fattosi uomo vero in un bambino, sia questa la Speranza e l’augurio per un nuovo anno civile che comincia.


Sforziamoci -facciamoci forza reciprocamente-” di trovare le cose belle, di coltivare i rapporti che ci donano tanto, così che poi si possa condividere sempre la gioia dell’incontro, che ci fa persone felici, non avulse da questo mondo complicato e folle, ma dentro la quotidianità dei giorni.
 
“La Luce di Gesù che nasce ci chiama a superare ogni paura che ci blocca o ci rende inquieti, per metterci in cammino e rendere ragione della nostra Speranza; noi non abbiamo altro da dire che la parola della Speranza, la verità di Gesù.
E’ un messaggio che attira l’ostilità di molti in molte parti della terra e che causa reazioni violente e persino persecuzioni.
Ma è la parola che non possiamo tacere!”  (Mons. M.Delpini)
 
E che questa Luce e questa certa Speranza riempiano il cuore di ciascuno e rafforzino ogni passo, così che si possa anche lenire il peso del “raccogliere poco” quando si è certi di stare dando tanto, perché “Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia. Nell’andare, se ne va piangendo, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni.” (Sal. 126)
 
Fabio
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