La bellezza è negli occhi di chi contempla

VISITARE (i carcerati)

VISITARE (i carcerati)

“Fratelli proprio tutti”. Così qualcuno ha sottolineato in maniera decisa con l’aggiunta di quel “proprio” il titolo della terza Enciclica di Papa Francesco.

Mi si è stampata nel cuore questa breve provocazione, pensando ai nostri fratelli carcerati e all’esperienza che da qualche anno ho il dono di poter vivere.
Un gruppo di adulti di A.C. della nostra Parrocchia propose anni fa l’esperienza di recarsi presso la Casa Circondariale di San Vittore a Milano per animare la santa messa domenicale. Un paio di appuntamenti in un anno, io partecipai ad uno di questi, ma il Covid interruppe bruscamente questa possibilità di incontro.
Con il ritorno alla normalità è ripresa la proposta e in parrocchia, in maniera del tutto spontanea, si è ricostituito un gruppo assolutamente eterogeneo che ha iniziato a vivere questo appuntamento con una cadenza inizialmente mensile. Quella che era partita come una esperienza estemporanea si è evoluta in un servizio continuativo che, per me e alcuni di noi, non si è più interrotto.

Perché? Perché appena viene proposta la data disponibile (nel frattempo sono tornati attivi altri gruppi che si offrono per il medesimo servizio, dilazionando la frequenza) in pochi minuti si esauriscono i 25 posti che corrispondono alle persone che possono accedere?

Posso rispondere solo per me. E torno a quel “fratelli proprio tutti” con cui ho iniziato. Frequentare, anche se soltanto attraverso l’animazione della Santa Messa, la realtà del carcere, ha coinciso con un cambio di sguardo nei confronti di questi fratelli e sorelle che vivono la situazione della reclusione.

Condividere il momento forte, centrale, dell’Eucarestia, costretti a mantenere una distanza fisica, limitati nei movimenti, schivi negli sguardi per non suscitare disagio, soprattutto “in rotonda”, dove si riuniscono gli uomini, genera in me ogni volta un unità di cuore e una profonda empatia per una condizione dolorosa. Crolla ogni giudizio, con loro davanti alla croce posta sull’altare, dove confluiscono i loro e i nostri sguardi, ciò che hanno commesso viene dopo: ciò che emerge è che sono innanzitutto uomini, fratelli appunto, che hanno sbagliato, certo, ma che Gesù non determina con l’errore commesso.

Ancora più forte è la Santa Messa nel reparto femminile, più raccolta perché celebrata in una cappella accogliente, il contatto con le sorelle è un pochino più diretto, si può scambiare con loro il gesto della pace, e si raccolgono le loro intenzioni di preghiera spontanee, che grondano dolore ma anche speranza e fede e attesa. Ogni tanto rabbia e rancore. E spesso tante lacrime, dopo aver ricevuto Gesù nell’Eucarestia e tutte le volte che pensano ai loro figli. Lontani e traditi. Per i quali hanno sempre parole di amore immenso, nostalgia, e senso di colpa soffocante.

Alcuni ragazzi che vedo “in rotonda” mi sembra cerchino uno sguardo materno, potrebbero essermi figli.
Alcune ragazzine del reparto femminile fanno le sbruffone e poi piangono quando incrociano i tuoi occhi che le carezzano…. Io ho scoperto che questi fratelli e sorelle sono vicinissimi al cuore di Gesù e sentono la Vergine Maria vicina come la mamma che manca loro tantissimo…. E quando vedi energumeni tatuati che si volgono verso la statua della Madonna, raccolti, e recitano l’Ave Maria, crolla ogni barriera, ci si sente davvero uniti dalla stessa domanda.

E’ un privilegio vivere questo appuntamento. E’ il modo col quale il Signore mi sta insegnando ad allargare lo sguardo e il cuore, per scoprire e fare esperienza di cosa è la misericordia. Bisogna vigilare, però, affinché non vinca mai il giudizio del mondo, che comunque parte sempre dalla condanna: bisogna guardare questa realtà con gli occhi di Gesù, attraverso gli occhi di Gesù, e nelle parole dei nostri canti e delle nostre indegne voci, pensare di essere un velo di balsamo sui cuori feriti, con o senza colpa.

“Fratelli proprio tutti”. Vorrei imparare a guardare tutti così. Prima di qualsiasi giudizio, solo per il fatto che il Signore ci ha messi insieme nel mondo, in questo medesimo tempo.

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