La bellezza è negli occhi di chi contempla

VI Domenica dopo Pentecoste

VI Domenica dopo Pentecoste

Mt 11, 27-30
Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.

 

Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»

Oggi vorrei iniziare le riflessioni su questo brano a partire da un breve racconto.

Un insegnante legge nella sua classe il testo: “Il mio giogo è dolce”
Chiese: “Chi può dirmi cosa è un giogo?” 
Un ragazzo disse: “Un giogo è qualcosa che hanno messo sul collo degli animali”
Poi l’insegnante chiese: “Qual è il giogo che Dio pone su di noi?”
Una bambina rispose: “È Dio, che mette le braccia al collo”.

Queste parole mi sembrano un simbolo bello e significativo: il punto da cui partono sottolineano come spesso ci percepiamo nel nostro essere “stanchi ed oppressi” e abbiamo bisogno di un “ristoro”.

Gesù, tuttavia, non si propone come un’oasi nel deserto, ma come un compagno lungo il cammino, come un amico con cui condividere il passo …. e questo cambia assolutamente la mia storia di vita!

Il suo giogo, quindi, è “dolce” perché ci accompagna con/per amore e non con/per forza: ci insegna ad addomesticarci ad una conversione che ha il sapore pieno di felicità.
Forse egli cerca proprio di aprirmi gli occhi anche di fronte al fatto che spesso mi sento oppresso dal carico di norme e regolamenti che immagino che siano fondamentali da seguire “per piacere a Dio”, mi sento affaticato rispetto a tutto quello che cerco di osservare come legge, partendo dai miei sforzi e dal mio pensiero di salvezza; e, invece, no: la narrazione di Gesù parte esattamente al contrario dall’azione della sua grazia .. una grazia che non chiede i miei auto-sforzi, ma che bussa al mio cuore per essere solamente accolta.

– In quali occasioni ho sperimentato il riposo promesso da Gesù?
– Come possono le parole pronunciate da Gesù aiutare i contesti comunitari in cui abito ad essere luoghi veri di ristoro per la vita?

Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia
(Sal 34,9)

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