Luca 7, 11-17
In quel tempo. Il Signore Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una
grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una
madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!».
Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono.
Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!».
Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo
popolo».
Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
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Gesù si mostra sempre vicino a chi soffre, è debole o bisognoso, ma … sembra proprio avere un debole per le vedove e anche i fatti che accadono in questa pagina di vangelo lo dimostrano.
Da una parte c’è questa vedova colpita da due lutti: prima le muore il marito, adesso anche il suo unico figlio. Non le è rimasto più niente che la possa sostenere. E’ nella condizione di estrema debolezza, d’ora in avanti avrà bisogno di tutto. Non può che piangere.
Dall’altra c’è Gesù che cammina. Egli non è il tipo che sta chiuso nel Tempio: è in mezzo alla gente, è attento a quello che gli accade intorno. Si comporta come il buon samaritano: si prende cura di questa vedova, ne ha grande compassione e perciò ne comprende fino in fondo la situazione.
Qui siamo messi di fronte all’ “amore umano e divino del Cuore di Gesù” come ci ricorda l’Enciclica Dilexit Nos di papa Francesco.
Le dice “non piangere”: per Gesù la prima preoccupazione non è risolvere con un miracolo, ma essere vicino e comprendere, prendere su di sé il dolore di quella donna.
L’immagine che accompagna questa pagina è di Lucas Cranach il Giovane (1569): che bello vedere che Gesù tiene per mano la vedova di Nain!
Per questo non deve piangere, perché non è più sola.
Questa donna è anonima: così possiamo vedere in lei ciascuno di noi.


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