Lc 17, 1-3a
Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono.
È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli.
State attenti a voi stessi!».
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Questo passo è la fine della prima tappa dell’avvicinamento di Gesù a Gerusalemme, in cui il Maestro ci parla della Chiesa.
La Chiesa è prima di tutto formata da noi, da uomini, con tutte le debolezze e piccolezze che questo comporta. Le parole “è inevitabile che vengano scandali” possono anche essere tradotte con “è inaccettabile che gli scandali non avvengano”, a voler dire che i peccati esistono anche all’interno della Chiesa, anche tra i cristiani. E’ un invito a non condannare a priori.
Il testo è un severo monito verso il peccato, non solo per il male in sé, ma anche per il male che il peccato induce a compiere. I “piccoli” a cui si riferisce richiamano i bambini, ma sono anche i piccoli nella Fede: chi ha un cammino più incerto, insicuro. Siamo tutti in un certo senso piccoli, e dobbiamo stare attenti a non farci influenzare dal male che vediamo. Dobbiamo evitare che il male possa colpire due volte, prima direttamente e poi per gli effetti su chi ne è testimone: la disillusione, il desiderio di ripicca. Come Cristiani dobbiamo riconoscere il male compiuto e chiedere perdono.
Infine questo “Guai”, che si può tradurre anche con “ahimè”. Il male, lo scandalo, ricade sempre su Gesù. E’ Lui che prende su di sé tutti i mali. E’ la croce lo scandalo più grande. Gesù non risponde allo scandalo con leggi o con sanzioni. La sua risposta è la croce, è prendere su di sé il male del mondo.
Riconosco occasioni in cui ho compiuto il male e sono stato di scandalo davanti a dei “piccoli”? Sono stato capace di chiedere perdono?
Quando invece il Male mi ha colpito e ha avuto effetti negativi su di me. Quando mi sono lasciato influenzare?
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