La bellezza è negli occhi di chi contempla

s. Filippo Neri

s. Filippo Neri

Giovanni 16, 5-11

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.

 

 

Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio.

 

 

Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

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Il brano di oggi si apre raccontando di un’emozione che tutti abbiamo provato: la tristezza. Si tratta della tristezza che invade i discepoli quando iniziano a comprendere che Gesù si sta allontanando da loro, la stessa emozione che anche noi proviamo quando una persona cara si deve allontanare da noi. E’ una sensazione di smarrimento che proviamo anche quando sentiamo che la nostra fede si raffredda e ci porta a tenerci lontani dal Signore.
 
I discepoli, però, non si sono ancora resi conto che il luogo in cui Gesù dovrà dimorare dopo il suo allontanamento dalla vita terrena è proprio il loro cuore. Anzi, solo allontanandosi dalla vita terrena e quindi avvicinandosi al Signore, Gesù potrà rimanere per sempre nei nostri cuori.
E’ un po’ il meccanismo dell’amore che tutti noi conosciamo: amare significa saper fare un passo indietro perché l’altro possa crescere, perché la sua libertà possa emergere. Anche i genitori verso i figli ad un certo punto devono fare un passo indietro, proprio perché i figli facciano le proprie scelte.
 
Come nel rapporto tra un genitore e il figlio, anche nella relazione con il Signore arriva un momento in cui la presenza e la vicinanza deve passare attraverso una distanza.
 
Anche noi, quindi, proviamo a fare spazio nelle nostre relazioni per creare una distanza che non sia vuota ma feconda, sia nelle relazioni con i nostri cari che nella relazione di fede, per lasciare emergere uno spazio dove possa davvero dimorare lo Spirito

 
 
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