Papa Francesco manca da pochi giorni ma sentiamo già molto la sua mancanza. Proprio noi che leggiamo e scriviamo gli articoli di questa rubrica del blog “La Bella Notizia” non possiamo che ricordare con affetto quanto gli argomenti di cui parliamo siano legati a uno dei principali insegnamenti che il Papa ci ha lasciato, ossia l’importanza dell’essere “custodi del creato”.
Proprio nella omelia di inizio del suo pontificato (19 marzo 2013) il Papa dice “La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato […] E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce.” Papa Francesco apre così il suo pontificato, senza mezzi termini, ricordandoci chiaramente quanto il creato che ci è stato donato non può essere dato per scontato ed è essenziale che ciascuno di noi se ne prenda cura.
Dopo poco tempo, Francesco scrive addirittura una Enciclica dedicata alla custodia del creato. Citando il Santo da cui ha preso il nome, intitola l’Enciclica “Laudato si’”. Tutto il testo è dedicato a questo tema e ricco di spunti su cui si potrebbero scrivere tante parole. Vorrei però fermarmi su 3 spunti.
“Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti.” (Laudato si’, n. 23). Il Papa ci dice con grande semplicità e chiarezza che l’ambiente è di tutti, non solo dei Paesi più ricchi del mondo o di coloro che abitano nelle zone del mondo dove il cambiamento climatico oggi è meno evidente. Il clima è un bene comune e tutti hanno diritto di beneficiarne. Quindi, tutti hanno il dovere di preservarlo.
“Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale.” (Laudato si’, n. 139). Francesco sottolinea come le difficoltà che affliggono l’ambiente non possano essere scisse dai problemi sociali del nostro mondo. Senza giustizia sociale, non ci può essere giustizia ambientale, e viceversa. Ancora una volta, chi vive nelle zone del mondo più fortunate, ha il dovere di prendersi cura dei meno fortunati e degli ultimi.
Infine, ai paragrafi 103-104, Francesco ci dice che la tecnoscienza, ben orientata, può produrre cose davvero preziose per migliorare la qualità della vita dell’essere umano, ma non possiamo ignorare che essa dà anche agli uomini un potere impressionante. Più aumenta questo potere, più forte è la necessità di avere una coscienza responsabile e valori spirituali più solidi. Oggi, dopo diversi anni dalla pubblicazione di questo testo, questo è sempre più vero in un mondo in cui sempre di più si parla di sviluppo tecnologico e intelligenza artificiale.
Per concludere, nella più recente esortazione apostolica “Laudate Deum” del 4 ottobre 2023, il Papa dice: “Il mondo che ci circonda non è un oggetto di sfruttamento, di uso sfrenato, di ambizione illimitata.” (Laudate Deum, n. 25). Sottolinea così la necessità di un rapporto armonioso tra l’essere umano e la natura, rifiutando di considerare l’ambiente come una mera risorsa da sfruttare. Invita a riconoscere che l’umanità è parte integrante della natura e che un ambiente sano è frutto di un’interazione rispettosa tra le comunità umane e l’ambiente.
Papa Francesco non si è mai risparmiato per spronarci a custodire il creato. Ora che lui non è più su questa terra, il modo migliore che abbiamo per fare onore alla sua memoria, anche quando si saranno spenti i riflettori su ciò che il Papa ha fatto e detto durante il pontificato, è continuare il suo impegno: prenderci cura del creato, dell’ambiente e dei nostri fratelli e sorelle.
Francesca Mapelli
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