La bellezza è negli occhi di chi contempla

II domenica dopo Pentecoste

II domenica dopo Pentecoste

Mt 6, 25-33

In quel tempo. Il Signore Gesù ammaestrava le folle dicendo: «Io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?

 

Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro?

 

 

E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.

 

Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?

 

 

Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.

 

 

Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta».

 

Leggendo le parole delle letture di oggi sembrano “cose da matti”! e chi vive così sembra uno “fuori dal mondo”. Sono convinta che la proposta di Dio sia invece per uomini e donne intelligenti e sagge, che guardano alla vita e al mondo con uno sguardo buono e fiducioso, tendente al Bene.

Sono parole quelle della celebrazione di oggi che sembrano proprio adatte al momento storico difficile, complicato, dove è evidente il male, la caducità, la sofferenza (cfr. Romani 8, 18-25) derivanti dalla presenza del peccato nella nostra vita, personale e sociale, persino nel mondo della natura a volte!

Proprio in questi giorni sto partecipando ad un percorso formativo (il Weekend di Bellezza della Comunità Pachamama) dove al centro c’è la in/giustizia sociale, causata dall’umanità che non vive da fratelli. Questo vangelo mi interpella anche su questo aspetto.

La Buona Notizia è che la realtà, in cui Dio ci ha posto, è stata pensata in origine come buona e bella e Dio ce l’ha affidata per continuare la sua opera.

Solo con questa fiducia possiamo riprendere ad operare nel mondo. Sembra tutto il contrario delle parole del vangelo: “non preoccupatevi…”. Non è un invito a vivere “da cicale”, a oziare, a godere dei piaceri della vita, a disinteressarsi di quello che succede nel mondo, vicino o lontano a noi!

E no! Vuol dire sapere qual è la priorità, il centro, il cuore della nostra umanità, “il regno di Dio“, ovvero la relazione con Dio che ci è Padre, che ci ha donato il Figlio come salvezza, inserendoci nella loro comunione tramite il Suo Spirito di amore, che ci apre alla relazione fra noi nel nostro preciso luogo e tempo.

Questo abbraccio in cui Lui ci invita a stare si allarga praticamente all’infinito, in ogni direzione, tempo, fino alla natura meravigliosa di cui possiamo godere i colori, i fiori, i tramonti in questo tempo caldo estivo, che possono essere un segno che rimandano al Creatore.

Questo vangelo – se letto in modo leopardiano- ci ricorda la nostra piccolezza di fronte alla natura, tuttavia nulla c’è di più meraviglioso dell’uomo e della donna, amati di una tenerezza misericordiosa infinita da Dio.

 

Allora tutte le domande che troviamo nella liturgia di oggi, domande serie che spesso la vita nella sua drammaticità ci presenta, di fronte a malattie, dolori, guerra, pandemia, non leggiamole in modo catastrofico, anzi siano lo spunto oggi e in questo tempo per chiederci quale valore siamo in grado di riconoscere per noi stessi: ci sentiamo amati profondamente? Su cosa puntiamo nella nostra vita? Per cosa vale la pena alzarsi la mattina e faticare? Cosa ci fa andare a letto affaticati e contenti?

Affidiamoci alla MiserCordia di Dio, grande nell’Amore!

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