La bellezza è negli occhi di chi contempla

I Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore

I Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore

Gv 3, 25-36

In quel tempo. Nacque una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui».

 

 

Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo.

 

Ora questa mia gioia è piena.

 

 

Lui deve crescere; io, invece, diminuire».

 

 

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza.

 

 

Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.

 

Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.

 

Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

In questa settimana stiamo conoscendo la testimonianza di Giovanni Battista.

Anche oggi le sue parole e tutta la liturgia ci invitano ad una conversione profonda: siamo richiamati alla responsabilità delle nostre parole e soprattutto delle nostre azioni.

Non basta credere a parole (questo popolo si avvicina a me solo con la sua bocca e mi onora con le sue labbra, mentre il suo cuore è lontano da me”, Isaia 29,13), il Signore ci chiede l’adesione del cuore, cioè di tutta la vita.

Strepitoso il nostro Dio, perché non lo fa adirandosi stavolta, ma rincarando la dose di cura, attenzione, benevolenza, amore (“eccomi, continuerò a operare meraviglie e prodigi con questo popolo, Isaia 29,14)! Uguale a ciò che faremmo noi!

Non si è “limitato” a “fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole” (Ebrei 12,18-19), ma ci ha convocati “all’adunanza festosa” e “all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli” (Ebrei 12,22-23).

Ci vuole proprio vicino a sé, fra i suoi cari, siamo noi i suoi amati!

Questo forse è il cuore sottinteso all’annuncio portato avanti dal Battista: credere nel Figlio dona gioia. Credo di poter riassumere così alcuni dei passaggi complicati del vangelo di Giovanni di oggi. (vv.35-37)

Infine, una parola sul grandioso il capovolgimento della logica vissuta da Giovanni: “Lui deve crescere, io invece diminuire” (v.30). Da qui nasce la parola “ministro”, che deriva appunto da “minus”, (meno). La sua grandezza sta nell’umiltà, il suo essere a servizio.

 

Preghiamo per tutti i ministri, ecclesiali e civili, perché siano a servizio del popolo di Dio e dei cittadini del mondo a qualunque popolo appartengano.

Chiediamo per noi il dono dell’umiltà, non quella finta modestia che irrita, ma quella che ci permette di riconoscere il posto che occupiamo, la vocazione e la missione che siamo chiamati a svolgere, così da avere la gioia della vita eterna che già quaggiù inizia!

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