La bellezza è negli occhi di chi contempla

Affido voce del verbo “amare”

Affido voce del verbo “amare”

La buona notizia di questa settimana vuole essere un’occasione per diffondere realtà veramente poco conosciute e a volte anche ricche di pregiudizi.

Qualche anno fa, dopo aver sentito la testimonianza di una coppia che si occupa di minori in difficoltà e che ha reso la propria famiglia una casa anche per altri, mi sono poi interessata alla realtà dell’affido.

Grazie a questa famiglia sono entrata in contatto con l’associazione L’Aquilone che nel territorio di Sesto Calende (Va) da qualche anno si occupa di far conoscere, informare e formare proprio in merito all’affido familiare.

Ho iniziato quindi con loro un corso ed è stato bello vedere la varietà delle persone interessate tra cui una giovane coppia di sposi senza figli ed una signora appena pensionata, divorziata e con una figlia ormai grande uscita dal “nido di casa”.

Un gruppo bello vario, mosso in primis dalla voglia di dedicare del tempo ad altri e di creare una “rete”.

Mi sono resa conto, man mano che partecipavo agli incontri, che l’obiettivo non è affatto sostituirsi a qualcuno che è mancante, anzi se si parte con questo pregiudizio si rischia di scontrarsi con muri di cemento armato, quanto affiancare e creare una “rete” di appoggio o meglio: una “rete di sicurezza” che possa evitare che qualcuno si faccia veramente un gran male.

Occuparsi di affido è entrare a contatto con una complessità di vita che a volte impone atti di vero equilibrismo e che necessitano di supporti di “sicurezza”, non sempre  forniti dal contesto sociale e familiare in cui quel bambino e famiglia si trovano a vivere.

E’ stato inoltre una scoperta conoscere tanti modi diversi per accogliere; spesso si pensa di compensare alle mancanze di una famiglia, a volte invece c’è solo la necessità di affiancarla in alcuni aspetti che vengono meno. A riguardo ricordo che in uno di questi incontri c’è stata la testimonianza di una coppia di ”nonni”. Avevano dato la loro disponibilità per aiutare una famiglia di origine straniera,  con delle figlie già  adolescenti ed in Italia da anni. Questa famiglia  improvvisamente era stata contatta dalle autorità di un paese confinante in quanto due bimbi di 3 e 5 anni erano rimasti orfani, in quanto in un incidente stradale erano morti i genitori, ed in Europa non avevano altro supporto familiare. Questa coppia si è affiancata a questa realtà in tutto e per tutto come dei “nonni” e si occupavano dei due piccolini quando i “nuovi genitori” non riuscivano ad essere presenti per turnistiche di lavoro.

Ho avuto modo di conoscere che anche nelle situazioni più spinose non si è soli!

Non è solo il minore in difficoltà, non è sola la famiglia che si offre come supporto.

Nello specifico il bello dell’associazione in questione è che c’è uno staff di psicologi, educatori, assistenti sociali che fa a sua volta da rete di salvataggio, ed esiste pure un gruppo di altre famiglie affidatarie o che hanno fatto esperienza di affido con cui trovarsi e raccontarsi.

E’ stato inoltre bello scoprire che non esiste un numero minimo per formare ed essere una “Famiglia”, ogni individuo disposto a mettersi in gioco e giocarsi parte del proprio tempo (oserei dire della propria esistenza) è famiglia anche se single, anche se vive solo.

E’ stato arricchente ascoltare le testimonianze: i progetti di successo, ma anche quelli che sembrano per certi versi “andati male”. Questi ultimi forse son quelli che hanno insegnato di più in merito al “lasciare andare nella libertà”; non si salva nessuno se questo non vuole essere salvato, l’importante però è aver fornito gli strumenti per una scelta alternativa.

A riguardo c’è la bellissima poesia di Gibran.

I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di sé stessa.
Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi.
E sebbene stiano con voi, non vi appartengono.

Potete dar loro tutto il vostro amore, ma non i vostri pensieri.
Perché essi hanno i propri pensieri.

Potete offrire dimora ai loro corpi, ma non alle loro anime.
Perché le loro anime abitano la casa del domani, che voi non potete visitare, neppure nei vostri sogni.

Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercare di renderli simili a voi.
Perché la vita non torna indietro e non si ferma a ieri.

Voi siete gli archi dai quali i vostri figli, come frecce viventi, sono scoccati.
L’Arciere vede il bersaglio sul percorso dell’infinito, e con la Sua forza vi piega affinché le Sue frecce vadano veloci e lontane.

Lasciatevi piegare con gioia dalla mano dell’Arciere.
Poiché così come ama la freccia che scocca, così Egli ama anche l’arco che sta saldo.

Spero quindi che questa “Buona Notizia” possa diffondersi anche in altre zone così da esser presa in considerazione con meno angoscia da parte di tutti, e piuttosto accolta come una realtà di vicendevole supporto.

Ilaria S.

 

 

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